Ogni transeunte vitae non è altro che la sua pellicola.
Ho sempre proceduto, e continuo a farlo, per “Affinità elettive”.
Eccovi un frammento della mia pellicola, che chiameremo PITTURA,
e non ditemi ch’è dechirichiana perché lo so già, ma potrebbe essere sironiana! etc..etc.. (amo seminare dubbi); acciocché vorrò ricordare un passo del grande maestro, a cui sono particolarmente affezionato, tratto da un suo scritto intitolato Sull’arte metafisica.
Il maestro affermerà infatti
che ogni oggetto è dotato di due aspetti: l’uno corrisponde alla facies corrente e sempre visibile, l’altro è il lato spettrale o metafisico della cosa, il quale può essere scorto soltanto da rari individui in momenti di particolare chiaroveggenza. È questo, in fondo, un richiamo all’idea simbolista del genio, dell’artista o poeta vojant che si distingue dai comuni mortali per questo suo potere rabdomantico e che, proprio per questa ragione, ha pieno diritto a essere collocato al di sopra dell’uomo comune, con lo scopo di indirizzarlo verso la verità.
Di quale verità intenda parlare il maestro non ci è dato sapere (pluralis maiestatis), ma di sicuro la cosa che reputo unica e affascinante è che “soltanto rari individui” sono in grado di individuare “ il lato spettrale della cosa”.
È in quella res traguardante-onirica che m’identifico, per “affinità elettive”.
Alle cose brutte, se pur originali, ho sempre preferito le cose belle.